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Il Cimitero Italiano di Tripoli

Storia del Sacrario

 

Nel 1953 il Commissariato Generale delle Onoranze Caduti in Guerra, studiò un programma di massima per la sistemazione definitiva di tutte le Salme dei Caduti Italiani in Libia dal 1911 al 1945. Il programma prevedeva la costruzione di due Sacrari a Tripoli e Tobruk (o Bengasi) per coloro che erano morti tra il 1940-1945; per tutti gli altri antecedenti, si pensò al ripristino e al mantenimento dei vecchi Sacrari ed Ossari della Libia.

Il programma, però, venne modificato in seguito all’esodo di molti connazionali dalle minori località libiche per le grandi città costiere.

Pertanto nel 1955, si decise di riunire a Tripoli in un unico Sacrario, tutte le Salme dei Caduti italiani dal 1911 al 1945 anche per i vantaggi che da esso derivarono come l’economia di spesa per la custodia e la manutenzione, maggiore facilità di conservazione del Sacrario essendo, Tripoli, la sede dell’Ambasciata e di una Colonia italiana molto numerosa.

La scelta della costruzione cadde nella zona centrale del Cimitero Cristiano di Tripoli, sito a Hammangi a circa 2 km dal centro della città.

Subito dopo l’ingresso del Cimitero di Tripoli, percorrendo il viale asfaltato si trovavano a destra e a sinistra, il monumento ai Vigili del Fuoco e quello dedicato al R.C. Truppe Coloniali.

Il viale immetteva in un piazzale circolare al centro del quale era posta una splendida “Pietà” in bronzo, opera dello scultore Selva.

Dal piazzale si dipartiva un altro breve viale che immetteva nel vasto piazzale interno dell’opera. A destra e a sinistra del viale sorgevano due aiuole rettangolari e su di esse vi erano dei cimeli di guerra, recuperati nella zona.

Intorno al piazzale principale del Sacrario si affacciavano due padiglioni e sullo sfondo un largo viale e la Cappella Votiva.  Sui frontoni dei due padiglioni, in lettere di bronzo, appaiono le iscrizioni:

 

- Ottennero il regno della gloria e la mano del Signore li protegge

-  I corpi sono sepolti in pace ed il loro ricordo vivrà in eterno.

 

Padiglione est.

In questo padiglione vi erano lapidi di marmo di Carrara, incorniciate con listature di marmo botticino sormontate da scritte in bronzo, con i nomi dei Caduti non identificati della seconda Guerra Mondiale le cui salme erano conservate nel padiglione, in loculi in ordine alfabetico e non di grado. In questo padiglione c’erano anche i loculi contenenti Salme dei Caduti della seconda Guerra Mondiale decorati di Medaglia d´oro.

Il Padiglione est conteneva anche una stanza a disposizione dei visitatori in cui si trovava il Registro delle firme e i registri Cimiteriali della 2 Guerra Mondiale mentre in una parete spiccava una grande lapide su cui, in caratteri di bronzo dorato, vi erano scritti i nomi delle maggiori unitá che avevano combattuto in Libia e che erano:

 

Divisione   Ariete

Divisione   Bologna

Divisione   Brescia

Divisione   Cirene

Divisione   Giovani FF

Divisione   Marmarica

Divisione   Sabratha

Divisione   Savona

Divisione   Sirte

Divisione   Spezia

Divisione   Trento

Divisione   Trieste

Divisione   XXVIII Ottobre

Divisione   I e II Libica

Divisione   Truppe Gaf

Più la Marina e l´Aeronautica

A destra e a sinistra della lapide, vi era l’emblema nazionale ed un capitello romano del quarto secolo.

 

La Cripta

In essa giacevano ben 2.500 Salme non identificate provenienti dai vecchi Sacrari libici e deposti in un’unica tomba sopra la quale era riportato in lettere di bronzo dorato la seguente iscrizione:

Dominus novit eorum

Requiescunt in pace Christi

 

Padiglione Ovest

La struttura era identica a quella del padiglione est e qui erano sistemate le Salme dei Caduti del 1911-1939 e dei reparti di appartenenza:

Carabinieri

Granatier

Fanteria

Alpini

Bersaglieri

Artiglieria

Cavalleria

Genio

Sanità

Sussistenza

Ascari Eritrei

Meharisti

Anche in questo padiglione vi era una sala a disposizione del pubblico e una Cripta dove erano conservate le salme dei 3.000 Ascari Eritrei caduti in Libia; al centro della Cripta un grande sarcofago in marmo chiaro sui lati del quale una iscrizione in amarico, riportata, anche, su una delle pareti della Cripta, in caratteri di bronzo dorato:

 

“L´Italia ai suoi fedelissimi Ascari”

 

Hammangi aveva anche una Cappella Votiva sul cui frontone vi era la seguente iscrizione:

Ipsis honor et gloria

 

Lungo il viale che porta alla Cappella Votiva, sui pilastri di sostegno degli archetti, spiccano 16 lapidi (8 per parte) che riportano i nomi delle località libiche più famose per avvenimenti bellici:

1.                 Bardia-Capuzzo-Sidi Omar-Sceferzen

2.                 Bir el Gobi-Gasr el Arid-Sidi Rezegh

3.                 Scief Sciuf-N’Beidat-Belhamed

4.                 Baludeah-Bu Assaten-Bir Garsa

5.                 Tobruk-Ras el M’dauuar-el Adem

6.                 Bir Hacheim-Bir lefda-Got Ualed

7.                 Ain Gazala-Sidi Embarech-Garmuset R’gem

8.                 Alem Hanza-Bir Temrad-Sidi Breghisc

9.                 Derna-Martuba-el Mekili

10.            Cirene-Barce-Bengasi

11.            Mteifel el Chebir-Bir el Harmat-Aslag

12.            Agedabia-el Agheila-Marsa Brega

13.            Sirte-Misurata.Homs

14.            Tripoli-Zuara-Gadames

15.            Sebha-Murzuk-el Gatrun

16.            Giarabub-Gialo-Cufra

 

Al di sotto della Cappella c’era una Cripta dentro la quale vi erano le salme di Italo Balbo e dei suoi compagni di viaggio periti nello stesso incidente aereo.

Per finire la descrizione di Hammangi non poteva mancare l’ elenco delle varie fasi operative in cui si ebbero le maggiori perdite:

 

1911-1912

a) Occupazione della Tripolitania

23 ottobre        1911        :           Combattimenti di Sciara Sciat e Bu Maliamar

4 dicembre       1911        :           Sidi el Hani, Ain Zara, Tagiura

8 giugno           1912      :           Battaglia di Zanzur

23 ottobre        1911        :           Occupazione di Homs

27 febbraio       1912      :           Combattimento di Mergheb

1-2 maggio        1912      :           Combattimento ed occupazione di Lebda

10 aprile            1912      :           Sbarco e combattimento di Buchemasc (zuara)

5 agosto           1912      :           Occupazione di Zuara

8 luglio             1912      :           Combattimento ed occupazione di Zuara

 

b) Occupazione della Cirenaica

18 ottobre         1911        :           Sbarco a Bengasi

28 novembre    1911        :           Combattimento di El Coefia

12 marzo          1912      :           Battaglia delle 2 Palme

16 ottobre         1911        :           Sbarco a Derna

3 marzo           1912      :           Combattimento di Bu Maafer e Sidi Abballa

17 settembre     1912      :           Combattimento di Ras el Lebem

4-9 ottobre       1912      :           Sbarco a Tobruk

22 ottobre        1912      :           Combattimento a Tobruk

 

c) Conquista altipiano Cirenaico (1912-1914)

Combattimenti a Benina, Regima, el Merg, Slonta, Cirene, Marsa Susa, Faida, Teniz, Talfagà, Zaviet el Beda, Ain bu Scimrat, Sidi Garbaa, Ettangi, Martuba, El Mdauuar, Bir Gandula, Sceleidima, Zuetina, Agedabia

d) - 1922-1924 Riconquista Tripolitania

e) – 1923-1924 Riconquista Cirenaica

f) – 1925-1938 Operazioni di Polizia Coloniale

g) – 1940-1942 Combattimenti di :

Bardia – Agedabia –Tobruk – Capuzzo – Bel Amed – Scief Sciuf – Sidi Rezegh – El Adem – Bir el Gobi – Bir Hacheim – Alem Hamza – Harmat – Aslag – Ualeb – Gad el Amar – Mteifel el Abis – Bir Tamar – Harmat – Gasr R’gem – Acroma – Cufra

                                                                                        

Un anno dopo il rientro in patria della collettività italiana “cacciata” dalla Libia, il nuovo regime di Tripoli, per umiliare ancora di più l’Italia coloniale che “tanto aveva distrutto ciò che non c’era”, dichiarava di voler smantellare il cimitero cattolico di Hammangi e di volerne trasferire le salme nel cimitero di Ain Zara, .... che poi, magari, in seguito avrebbe seguito la stessa sorte di quello sito in Zuara: sparito nel nulla!

Tali propositi, però, furono fermati dall’’ANIRL (Associazione Nazionale Italiani Rimpatriati dalla Libia, la cui storia apparirà prossimamente) che, in collaborazione con i Ministeri degli Esteri e della Difesa, e d’intesa con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, riuscì con una grande operazione, a far traslare tutte le salme dei militari in Italia. La gran parte dei civili riposa, invece, nei luoghi di residenza delle famiglie che fecero richiesta di traslazione, secondo le disposizioni del Governo italiano di allora.

I traghetti della “Tirrenia”, per settimane, fecero la spola tra Tripoli e i porti di Siracusa, Genova e Palermo dove c’erano ad aspettarli i parenti che per un costo di zero lire poterono mettere in salvo le tanto amate ossa, di coloro che molto avevano contribuito a far divenire Tripoli una delle più belle città del Mediterraneo, strappandola al medioevo e facendola affacciare nel mondo moderno in pari grado, se non in superiorità, ai Paesi limitrofi.

Oggi le salme dei militari caduti in Libia riposano, e questa volta in via definitiva, a Bari; in quel cimitero nato nel 1967 proprio per accogliere tutti i nostri caduti (militari e anche civili) in terra straniera ( 70.000, e ancora ricevente) e il cui progetto, voluto da Caccia Dominioni, si rifà proprio al nostro caro Hammangi; là, dove al tramonto, nove rintocchi di una campana, ricordano ai vivi e a noi Italiani di Libia, tutti quei Caduti (Victi vivimus) che .non sono riusciti a trovare pace nelle terre in cui hanno dato la vita e in cui i regimi al potere continuano a calpestarne la memoria.

Ecco perché non si capiscono i motivi (o forse sì!) del perché si continui ad insistere a sprecare soldi del contribuente italiano in una terra e per una terra, che non ha e non intende risarcire i danni (materiali e morali) provocati alla Comunità italiana di Libia, che purtroppo non trova la protezione (forse i suoi interessi sono poco remunerativi?) di alcuna Associazione, perché quelle esistenti si preoccupano solo di meschini interessi di parte (come quelli dei proprietari terrieri) e non dei veri problemi di una Comunità di oltre 20 mila unità.

Rita Scontrino

 

 

Qui di seguito si trovano ritagli di giornali italiani sull’argomento e alcune delle lettere scritte al Governo italiano dall´Anirl, la prima vera e unica associazione di tutti gli Italiani di Libia, nonché la lettera di risposta del Ministero degli Affari Esteri, che conferma la decisione adottata.