Ricordo che
controllavo
regolarmente il giornale, e almeno due o tre volte
alla settimana andavo a conferenze di qualunque
tipo: dell'allora partito liberale,
socialdemocratico, socialista. Conferenze culturali
e di qualunque tipo. Il mio massimo piacere era
poter intervenire, a conferenza finite, con domande
su qualunque tipo, ebbro della soddisfazione di
poter parlare liberamente, poter dire la mia
opinione in un paese libero senza timore di
rappresaglie.
Tutto
questo
lo feci nei miei primi due anni in Italia, quando
vivevo completamente da solo a Milano, nel 65 e 66.
Poi mi trasferii a Roma, e dopo pochi mesi avvenne
l'esilio degli ebrei dalla Libia. I miei genitori
vennero ad abitare a Roma, rinunciai alla mia
liberta' e tornai a vivere a casa con papa e mamma.
Quell'anno fu molto traumatico e non riuscii a dare
piu' esami.
All'inizio del 68 mi trasferii in una piccola nuova
Università, la LUISS, di grande qualita' come piano
di studi, livello di professori, con un corpo di
studenti molto ristretto, in tutto circa 250
studenti. Ero determinato a passare quanti piu'
esami in fretta e definitivamente laurearmi, poiche'
la mia situazione di studente mi pesava moltissimo,
adesso, con tutta la mia nuova situazione familiare,
politica, economica e sociale. La LUISS a quel
tempo era diretta dai domenicani e l'atmosfera era
di grande tolleranza sociale e religiosa, per non
dire anche politica. Una piccola isola nel marasma
degli atenei romani.
Allo scoppio dei moti del 68, confesso, non mi
sentii per nulla coinvolto in quel grande movimento
rivoluzionario dell'epoca.
Io avevo ben altro a cui pensare. Il mio mondo era
andato in pezzi. Non avevo piu' una casa dove
tornare, I miei amici oramai sparsi per il mondo,
cercavo di farmi qualche nuovo amico. Il mondo in
cui vivevo adesso era per me molto libero e
liberale. La gente mi accoglieva bene, ero un
profugo senza passaporto, ed ero solamente teso a
finire quegli studi che nel frattempo mi impedivano
di iniziare un altro tipo di vita.
Le proteste dei sessantottini, le loro richieste di
gestire da soli gli esami, di liberarsi di qualunque
tipo di autorita' costituita ( nell'ambito
universitario), la loro insofferenza per limitazioni
di vario tipo suonavano, ai miei occhi, come quasi
capricci di gente viziata. Io avevo ben altro a cui
pensare, la mia realtà era molto piu'
Complessa e difficile di quella dei miei coetanei.
Partecipavo comunque, non si poteva evitare, a
discussioni con I miei compagni di estrema sinistra
e ogni volta di piu' mi rendevo conto di quanto il
mio mondo fosse diverso, di come io vivessi in un
altro pianeta. Per mia fortuna la mia università
non fu mai occupata ed il 68 passo' accanto a noi
senza toccarci. Forse gli unici 250 universitari a
Roma a non aver conosciuto un'aula occupata, a non
fare gli esami davanti ad un comitato di studenti
che imponeva al professore quale voto dare, e non
passare mesi interi a discutere sul sesso degli
angeli anziché a studiare. Riuscii a recuperare
quasi tutto l'anno perduto e a laurearmi in quasi
cinque anni, ed appena laureato, dopo pochi mesi in
cui lavorai anche part time come assistente del
professore di agraria, scelsi di andare a
costruirmi la mia vita in Israele, dove la vita era
abbastanza dura e molto, molto spartana a quei
tempi.
Forse sono riuscito a trasmettervi quello che fu il
mio stato d'animo di quegli anni, e sono certo che
lo potrete capire, anche se non condividere, essendo
la matrice e le prime esperienze le stesse.
Daniel